© #readingwithlove

af85aea1-bdc8-4122-9140-a294aa8631fa

Informativa sui CookieInformativa sulla privacy

2d7ca6ac-6d97-47ae-985c-3a5c731354f0

 

Home / ioleggoconjoy / pillole d'autore / La morte dell’usignolo

Leggere, scrivere, emozionarsi. Lo spazio per chi, come noi, ama gli animali

home

scritti da noi

recensioni

inediti

libri

pillole d'autore

La morte dell’usignolo

19 settembre 2013
Oscar Wilde, traduzione di Adele Nobile (tratto da L’usignolo e la rosa - Il principe felice e altri racconti, Prima ed. originale 1888)

E il rosaio gridò all’uccellino di avvicinarsi alla spina. – Premi, uccellino – gridò il rosaio – o arriverà il giorno prima che la rosa sia finita.
Allora l’usignoletta si fece più vicino e la spina le giunse al cuore e una trafittura terribile le passò per tutto il corpo. Aspra fu la sofferenza e il canto dell’uccellino toccò la follia nel canto dell’amore che si completa nella morte, dell’amore che non muore nella tomba.
E la rosa bellissima divenne scarlatta come la rosa del cielo orientale. Scarlatti erano i suoi petali e scarlatto come il rubino il suo cuore.
Ma la voce dell’usignoletta s’affievolì, le ali cominciarono a palpitare, e un velo sottile le coprì gli occhi. Il suo canto si smorzò: qualche cosa le strozzava la gola. Poi sgorgò l’ultima melodia. La luna bianca udì, e, dimentica dell’alba, indugiò in cielo. La rosa rossa l’udì e, rapita nell’estasi, tremò e aprì i petali all’aria fredda del mattino. L’eco condusse il canto alla sua caverna purpurea, e svegliò i pastori dai loro sogni. Andò vagando tra i giunchi del fiume che portarono al mare il suo messaggio.
- Guarda, guarda! - esclamò il rosaio - la rosa è finita. –
Ma l’usignoletta non rispose: giaceva sull’erba con la spina nel cuore.

© #readingwithlove

Informativa sui CookieInformativa sulla privacy